LO SPECCHIO FUMANTE E ALTRI SAGGI - G. Pandozy (2008)
Lo
specchio fumante e altri saggi è il titolo di un
interessante e rivoluzionario libro di argomento antropologico, realizzato da
Giovanna Pandozy, scrittrice di saggistica dalla spiccata vocazione
multidisciplinare e già autrice di diverse opere di elevato spessore culturale.
Oggetto dei saggi in discorso è l’affascinante civiltà precolombiana, con la
sua complessa eredità di miti, simboli, archetipi e tradizioni spirituali.
La sostanziale scomparsa della
grande civiltà dell’America prima di Colombo viene elevata a metafora
dell’attuale epoca globalizzata, che rischia un analogo tracollo culturale a
causa della perdita dell’identità, identità che è spirituale prima che materiale,
e il cui smarrimento risulta quindi ancora più grave. Ciò viene espresso in
termini estremamente chiari e lineari dalla dott.ssa Pandozy, che sottolinea
come all’interno di ogni cultura, occidentale compresa, nel passato erano presenti riferimenti precisi e scale
di valore che oggi tendono a confluire in un “tutto aqualitativo, in cui le
esigenze fondamentali degli uomini, incluso l’attribuzione di un senso e uno
scopo al loro esistere, tendono a ridursi ad un minimo comun denominatore
biologico. E ad impulsi di natura affettiva aqualitativi, in se stessi
irrilevanti”.
Nell’odierna Età Oscura
l’unico criterio valido dell’agire umano sembra essere di natura estetica,
relativo all’effimero apparire e alla semplice adozione del principio di
piacere quale movente di ogni programma di attività.
Riscoprire le civiltà
dell’America antica significa fare un passo indietro verso un orizzonte di
senso che per certi versi sembrava collocarsi più avanti rispetto al nostro, e
cioè più evoluto sul piano della coscienza individuale e collettiva, perché non
ancora contaminato da quell’eccesso di ragione raziocinante che soffoca
l’appello all’interiorità.
Giustamente Giovanna Pandozy
individua proprio nell’esplorazione dei sentieri interiori la caratteristica
prima e fondamentale delle culture nativo-americane, in cui un ruolo rilevante
era svolto dall’idea dell’introspezione:
“Dov’è assente la codificazione del
linguaggio, la vita appare come sogno, ma i sogni, se sostenuti dalla coscienza
e dall’attenzione consapevole, sono profetici. I sogni aprono squarci
nell’apparente continuità metonimica del mondo, e ne rivelano le possibilità di
sviluppo implicite, sepolte, talora utilizzabili, come bulbi di un magico
avvenire, o semplicemente elementi costitutivi che, una volta riconosciuti,
della realtà arricchiscono il tessuto. Inoltre, è possibile fortificare la
coscienza in modo che essa partecipi attivamente ad entrambi i mondi.”
Presso le popolazioni
autoctone dell’America mondo onirico e mondo reale non erano visti come due
dimensioni alternative, bensì come due privilegiati canali d’accesso ad una
stessa scienza dell’ignoto.
La scrittrice romana ha fatto
delle indagini molto accurate sul Nuovo Mondo,
senza tralasciare aspetti sociali, geografici o materiali; tuttavia ne Lo specchio fumante e altri saggi Giovanna
Pandozy si è concentrata sulle idee e le percezioni dei popoli
nativo-americani, e, in senso generale, dell’uomo, come vie possibili al divino
e all’umano, vie comuni all’intera
coscienza planetaria che vive ed opera in ognuno di noi, come e in quanto
esponenti di una stessa, problematica
specie, l’unica in grado di poter esprimere ed elaborare le domande
fondamentali della vita: “chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?”.
Il fine dei saggi indicati
dalla metafora solare dello specchio
fumante non è soltanto l’analisi antropologica delle civiltà precolombiane,
ma anche - e certo non in misura minore – la riaffermazione di tutt’altro
pensiero, un pensiero verticale, pluridimensionale, aperto e complesso nel
senso della Teoria della Complessità e delle sue ragioni. È un pensiero che
privilegia la profondità e vola alto miglia e miglia al di sopra della
superficie, alla quale resta fermo colui che è incapace di vedere l’invisibile
e di comprendere le leggi misteriose dell’Essere, del Nulla e del
Divenire.
Le civiltà autoctone delle
Americhe esprimono una visione del mondo alternativa rispetto all’attuale
cultura occidentale, come la definisce giustamente l’Autrice, sottolineandone
lo spirito razionalistico e la prospettiva empirico-materialistica.
I primi abitatori di quello che sarebbe diventato solo per noi
europei il Nuovo Mondo sapevano che il
Grande Mistero circonda tutto e pensavano, argomentavano ed agivano di conseguenza:
“[…]nell’America precolombiana – osserva la
dott.ssa Pandozy – interessano e
sfuggono i criteri di distinzione, fra classi di concetti, specie ed individui.
Molti spiriti animano i boschi, le fonti, i monti, e così facendo li dotano di
individualità, che è poi di volontà. Ogni vivente esprime con il suo
comportamento il suo grado di armonia, adattamento all’ambiente, di
integrazione con il tutto che lo sovrasta, che è poi spesso, un grado di
comprensione, di intelligenza. Ogni uomo, ogni donna, ogni precisa, temporanea
incarnazione dell’istinto di vita, è una fiamma animata dal desiderio, e sono
le forme che questo assume, prestandosi alla singola volontà, ciò che di volta
in volta la identificano.”
Un concetto importante per la
saggezza ancestrale e rapsodica delle popolazioni amerindie è la continuità,
intesa come quell’accordo armonico, intrinseco e profondo che intercorre tra
mondo della natura, cosmo, esseri
umani, incarnazioni temporanee di sentimenti ed idee, ed animali, alberi,
fiori, e spiriti disincarnati che lo visitano e guidano. In questo senso, quale
simbolo vivente della verità e della profonda unità ed unicità dell’essere,
ogni cosa esprime il Grande Mistero che anima tutto.
Lo
specchio fumante che dà il titolo al volume è lo schermo magico, immagine del sole e del
cielo stellato, utilizzato da Texcatlipoca, il dio degli stregoni antagonista
di Quetzalcoatl, che assumerà un ruolo
centrale nel Messico degli antichi Aztechi.
Giovanna Pandozy racconta con
dovizia di particolari i miti legati alla contrapposizione dialettica – non si
potrebbe definire altrimenti – tra Texcatlipoca, divinità dai tratti demonici
per certi versi assimilabile al trikster, al “briccone” dell’antropologia
classica, e Quetzalcoatl, il Serpente Piumato, un dio dai caratteri regali che
si dimostra particolarmente benevolo con gli uomini.
Nel secondo capitolo del libro
Giovanna Pandozy sottolinea gli aspetti che caratterizzano i due gemelli
serpenti. Infatti, sia Texcatlipoca che
Quetzalcoatl sono i figli primogeniti di Ometeotl, il dio-due, il cui nome
significa “il signore e la signora della dualità”, figura alla quale è dedicato
giustamente uno spazio adeguato nel terzo capitolo, Lo specchio fumante, che costituisce l’epilogo e un po’
la summa sintetica ma esauriente di tutta l’opera.
I saggi rientrano pienamente
nell’alveo dell’antropologia culturale, nella sua versione postmoderna, che
presuppone l’utilizzazione di molteplici prospettive d’indagine e il positivo
sconfinamento in differenti aree di studio ed approfondimento, come la scienza
del mito, l’astronomia, l’archeologia, la storia delle religioni comparate, e
la filosofia.
La doppia formazione umanistica
e scientifica offre a Giovanna Pandozy gli strumenti più adatti per leggere i
diversi aspetti della civiltà precolombiana, con una viva sensibilità ed una
capacità di giudizio comprendente, in senso ermeneutico, che si incontra
raramente persino nei principali esponenti della scienza antropologica
contemporanea. Il background filosofico, sia pure nell’accezione più vasta dell’aggettivo,
emerge nell’analisi dei vari complessi mitologici, ma si sviluppa anche
autonomamente, con apparenti digressioni che in realtà assolvono alla funzione
di approfondire le diverse tematiche chiarendone il significato concettuale,
entro un quadro di superiore armonia argomentativa. Molte riflessioni vanno al
di là del soggetto del libro, acquistano un valore universale, come quando
Giovanna Pandozy si interroga a proposito delle caratteristiche intrinseche del
genere umano: “Incarnazione di idee e di speranze che fluttuano nell’aria
intorno a precise possibilità, come molecole sature di attese nell’atmosfera,
gli esseri umani come gli altri organismi sono espressione di istinti emotivi e
sentimenti modellati di volta in volta dall’incontro di pulsioni,
interpretazioni interiori e il limite ad esse posto.” A queste considerazioni
estremamente semplici ma nobili e profonde è collegata un’incursione nel campo
della metafisica, con un’interessante osservazione in merito ai corsi e ricorsi
storici di vichiana memoria:
“Tutto ciò che può accadere
accade. Il tempo è gravido di frutti. E da ognuno di questi cadono semi, più o
meno fortunati sul terreno impervio dell’avvenire. A noi interessano non solo e
non tanto le ragioni della decadenza di precise culture, spesso all’apogeo
delle loro potenzialità (per quanto ci riguarda nel presente il motivo è
ovvio), e neppure i segni premonitori di un crollo già avvenuto (per quanto
riguarda il mondo precolombiano) o
inevitabile (il nostro). Vogliamo solo aprire spazi descrittivi per
decodificarlo, per capire se qualcosa nello spirito dell’uomo, allo stato in
cui è ora, e nei suoi presupposti, fatalmente, dato il trascorrere del tempo e
l’interferenza di fenomeni che, nel loro sviluppo pure vi sono inscritti, in un
modo o nell’altro naturalmente vi conduce.”
Decodificare il tema del
crollo di una civiltà per Giovanna Pandozy significa risalire alle origini ed
agli sviluppi della stessa sul piano dell’evoluzione sociale, dal momento che
l’anatomia della fine presuppone un viaggio nel tempo che aiuti a cogliere le
cause remote della crisi e dell’apocalisse storica.
Così, l’effettiva caduta di
Tollan, trasfigurata nel mito azteco, diventa a sua volta metafora non solo del
tramonto dell’antica e gloriosa cultura precolombiana, ma anche occasione di
studio ed intepretazione dello spirito dell’uomo, e dell’homo sapiens sapiens come soggetto protagonista di una specifica
metafisica della storia, che accanto all’antrolopologia e all’ermeneutica del
mito costituisce uno degli eloquenti fili conduttori di questi straordinari
saggi incentrati sul senso della vita, e che invitano suggestivamente
l’individuo alienato dell’Età oscura a camminare
nella bellezza…
Di Domenico
Turco per Emozioni d’Autore – Tutti i
diritti riservati@
Commenti
Posta un commento